Eventi

ABSTRACT DEI CORSI DI ARTE E CULTURA

Francesco Maria Feltri

LE ORIGINI DELLA LETTERATURA VOLGARE - DAL 15 AL 29 OTTOBRE 2020

Spesso noi abbiamo tramandato un'idea romantica del cavaliere medievale. In realtà, i testi del XII secolo ci presentano un mondo barbaro e molte volte feroce. Il compito che assunse la nuova letteratura in lingua volgare fu proprio quello di educare e ingentilire la classe dirigente, offrendo precisi modelli da imitare: primi fra tutti Roland (divenuto poi Orlando, nelle versioni italiane e Lancillotto.

Il mondo religioso medievale ci offre figure e personaggi di fascino eccezionale. Incontreremo quindi San Brandano (l'abate irlandese che visita l'aldilà), Pietro Valdo e altri eretici, mentre su tutti giganteggia Francesco d'Assisi, il primo poeta in lingua volgare italiana.

Francesco Maria Feltri

Docente presso il Liceo linguistico “F. Selmi”, ha al suo attivo una vasta esperienza di studio relativo a tematiche storiche e religiose. È autore di numerosi saggi sulla Shoah e di vari manuali di Storia per i Licei e gli Istituti tecnici. Da più di ventʼanni guida viaggi di studio, soprattutto ad Auschwitz, ma anche in Israele, in Russia, in Iran e in Cambogia. Collabora con diverse istituzioni (come la Fondazione Fossoli di Carpi e l’Istituto storico di Modena) e varie associazioni (tra cui “Le Graffette” e “Il Leggio”), finalizzate alla divulgazione della cultura e della conoscenza della storia.

 

Elisabetta Del Monte

QUATTRO SECOLI DI ARTE FEMMINILE - DAL 5 NOVEMBRE AL 3 DICEMBRE 2020

Per secoli il mondo intellettuale fu dominato dal “maschio” e poco o nullo era lo spazio per le donne creative. Questo fino all’Ottocento ma vi furono ugualmente grandi donne che si distinsero per le loro capacità. Assenti dai libri d'arte, trascurate dai musei e ignorate dal nostro immaginario, le donne partecipano da sempre alla creazione artistica, sfidando divieti e pregiudizi.

Il mondo dell’arte è costellato di figure femminili che, fino a poco tempo fa, non hanno avuto lo spazio che avrebbero meritato. È solo negli ultimi anni, con una consapevolezza maggiore del ruolo della donna in tutti gli ambiti, che molte di queste figure sono state riscoperte e messe sotto i riflettori.

Prima fra tutte Artemisia Gentileschi che, di fatto, è stata precorritrice e personalità anomala per la sua epoca. Riuscì ad affermarsi nonostante le avversioni dettate dai costumi di allora e dall’atteggiamento degli uomini che hanno fatto parte della sua vita. Quella di Artemisia Gentileschi è una figura rimasta nell’ombra per moltissimo tempo e che ha raccontato la propria storia anche attraverso le sue opere.

Come Artemisia, molte altre donne attraverso i secoli hanno usato l’arte come strumento comunicativoper rivendicare i propri diritti, in difesa del proprio corpo e della propria libertà espressiva fino ad arrivare alle avanguardie europee del Novecento, prima che le donne potessero davvero affermarsi in questo ambito e mai senza difficoltà.

Destare scandalo è uno dei più potenti strumenti dell’arte, spesso funzionale per riportare l’attenzione su uno specifico argomento, anche l'uso del corpo come medium artistico, strumento di condivisione e di ribellione diventerà strumento ampiamente utilizzato nella performance art che consacrerà famose artiste come Marina Abramovic e Gina Pane.

Elisabetta Del Monte

Si laurea in Storia e critica delle arti e dello spettacolo all'università di Parma e prosegue poi la formazione con un Master in Public History. Per l'Istituto Storico di Reggio Emilia si occupa di progetti di ricerca, formazione e divulgazione storica, in particolar modo coordina il progetto Livello 9 - Museo diffuso dei luoghi del '900 a Reggio Emilia.

Ama parlare di arte, raccontare, descrivere e crede fermamente in un approccio informale e divulgativo alle discipline artistiche e storiche.

 

LucaPanaro

TRE STRADE PER LA FOTOGRAFIA - 10 DICEMBRE 2020

 Fra le molte strade percorse dalla fotografia contemporanea, durante l’incontro Luca Panaro indagherà quelle maggiormente capaci d’interpretare il nostro tempo. L’archivio inteso come "forma simbolica" e come luogo da cui prelevare fotografie preesistenti depositarie di significati ancora da scoprire. La realtà come spettacolo quotidiano che si svolge all'interno delle quattro mura domestiche come nei reality televisivi. La finzione come documentazione di mondi fittizi che soltanto il mezzo fotografico può trasformare in future verità. A queste strade per la fotografia se ne aggiunge una quarta, forse la più attuale, in quanto figlia delle più recenti tecnologie di matrice informatica.

Luca Panaro

Luca Panaro (Firenze 1975) è critico d'arte, curatore, attualmente insegna all'Accademia di Brera e all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Tra i suoi libri: L'occultamento dell'autore (Apm 2007), Tre strade per la fotografia (Apm 2011), Conversazioni sull'immagine (Montanari 2013), Casualità e controllo (Postmedia 2014), Visite brevi (Quinlan 2015), Photo Ad Hoc (Apm 2016), Un'apparizione di superfici (Apm 2017), Dialoghi brevi (Quinlan 2018), La fotografia oltre la ripetizione (Montanari 2019). Ha pubblicato su Enciclopedia Treccani XXI Secolo il saggio Realtà e finzione nell'arte contemporanea (2010), co-curato l'opera in più volumi Generazione critica (Montanari 2014-2017) e Effimera (Apm 2016-2017), oltre a una serie di cataloghi e monografie su artisti contemporanei. Dal 2010 è direttore artistico di Centrale Festival a Fano. Nel 2013 ha fondato a Milano il progetto didattico Chippendale Studio. Dal 2019 è coordinatore del comitato di consulenza di The Phair a Torino. Dal 2020 cura la rubrica Libri d'artista su Instagram TV. www.lucapanaro.net.

 

MauriziaCamurani

TRASMETTERE. L'EDUCAZIONE AGLI AFFETTI E AI SAPERI ATTRAVERSO LA SCUOLA - 17 DICEMBRE 2020

Nelle aule della scuola elementare si ricevono, ma anche si costruiscono e si rinegoziano, i fondamenti dell’eredità culturale che la comunità di appartenenza trasferisce su ogni individuo: non solo per quanto concerne il sapere, con l’avviamento a “leggere, scrivere e far di conto”, ma anche trasmettendo un’educazione morale ed affettiva.

L’incontro attraverso un corredo di immagini ripropone oggetti e documenti nel loro contesto che ricreano le prime esperienze formative che ognuno di noi ha vissuto.

Maurizia Camurani

Modenese, laureata in Pedagogia presso l’ Alma Mater Studiorum di Bologna, è stata docente  di Scienze Umane presso il Liceo Sigonio della sua città. Interessata alla storia della scuola e del patrimonio scolare così come alla storia dell’educazione, collabora con il Museo della Scuola e del Libro dell’infanzia di Torino. Nel 2015 ha curato per il Festival della Filosofia la mostra Trasmettere sull’educazione scolare dei saperi e degli affetti.

Ha al suo attivo studi su figure femminili che hanno promossoa partire dall’Unità d’Italia l’emancipazione della donna attraverso l’educazione e la cultura, curando a tale riguardo più voci dell’Enciclopedia delle Donne on line (www.enciclopediadelledonne) e pubblicando due contributi su Adele Woena. 

 

Francesco Maria Feltri

COORDINATE PER RILEGGERE DANTE – DAL 7 GENNAIO AL 4 FEBBRAIO

A 700 anni dalla morte di Dante (verificatasi a Ravenna, nel 1321), l’obiettivo del corso è di presentare le coordinate essenziali del pensiero religioso e della concezione politica del grande poeta fiorentino. 

In tutti i campi e in tutti gli ambiti, Dante si sforzò di raggiungere l’equilibrio tra le diverse componenti della vita umana, secondo una modalità affine a quella che incontriamo nel Cantico di frate sole di Francesco d’Assisi. Premesso che, per un cristiano, il Cielo è più importante della vita terrena, Dante ammira l’amore umano di Paolo e Francesca, difende l’autonomia dell’Impero (di fronte alle pretese teocratiche del papato medievale) e celebra la ragione, personificata nelle due figure di Virgilio e di Ulisse. E se il primo incarna unintelletto consapevole dei propri limiti (tant’è che affida Dante a Beatrice, metafora della fede), è comunque l’eroe greco a ricordarci che gli esseri umani non furono creati «a viver come bruti», ma per ricercare il bene e per conoscere in profondità il mondo e i suoi segreti, con l’aiuto della ragione che Dio stesso ci ha donato.

 

Agostino De Pretis

DALL’ESOTISMO ALLA MULTICULTURALITÀ NELL’ARTE CONTEMPORANEA - DALL'11 FEBBRAIO AL 4 MARZO 2021

Con questo lavoro ho voluto affrontare, sia pure in modo non esaustivo, il tema complesso della multiculturalità nel campo delle arti visive nella civiltà occidentale contemporanea sino agli esiti ultimi all’interno della cosiddetta globalizzazione. Sono dunque partito – dopo un excursus sulle premesse in seno al pittoresco settecentesco e all’orientalismo ottocentesco, dalla fine del XIX secolo, in un clima simbolista europeo, considerando due fondamentali atteggiamenti: quello dell’esotismo, che aggiorna il tema dell’odalisca  secondo un modello di femme fatale proprio della congiuntura storica fin de siècle, e quello di un primitivismo , soprattutto attraverso PAUL GAUGUIN, che  mutua, prima dalla cultura giapponese e poi da quella polinesiana, modalità stilistiche e contenuti che mettono in crisi i valori stessi della cultura occidentale, imponendo a quest’ultima  un “esame di coscienza”  sulla vantata supremazia nei riguardi delle culture “altre”. In effetti il Novecento delle prime avanguardie si apre con le due grandi personalità di HENRI MATISSE e PABLO PICASSO che sviluppano non l’esotismo ma il primitivismo in modo significativo e lungo strade diverse ma ugualmente maestre. Il primo di essi mira a un decorativismo e a un ritorno ad un mondo sensualmente edenico, approfondendo il discorso iniziato da Gauguin; il secondo compie un’operazione più eversiva, traendo spunto dall’arte tribale africana e rovesciando i valori della rappresentazione classica inerenti al Bello e alla mimesi della natura, fino alla loro distruzione col raggiungimento della sintassi cubista: l’eco della rivoluzione introdotta da entrambi è vasta e interessa anche la scultura. In questo settore contemporaneamente s’afferma COSTANTIN BRANCUSI che con il suo “riduzionismo” arriva, partendo sempre dall’arte “primitiva”, a formulare l’opera plastica come essenzialità assoluta, corrispondente alle forme elementari e ai principi costitutivi dell’universo, precorrendo la figura dell’artista sciamano e la concettualità “poverista”. Passando agli anni tra le due guerre mondiali, ho considerato l’entrata in scena dei surrealisti, che pure mostrano interesse per le manifestazioni culturali lontane dal razionalismo occidentale, ma le assumono secondo un procedimento di automatismo psichico, caratteristico del loro voler portare in superficie ciò che appartiene alla sfera dell’inconscio, attraverso “libere associazioni” rivelanti soprattutto il piacere trasgressivo, da essi elevato a fondamento dell’esistenza. Nel medesimo tempo non si può non registrare l’incidenza di fiere ed esposizioni coloniali con cui la cultura ufficiale vuole veicolare le civiltà dei popoli sottomessi in chiave di subalternità e folclore, creando allestimenti in tali occasioni che invitano al divertimento e all’evasione il folto numero dei visitatori. Anche quando si realizzano palazzi-museo destinati appositamente alla conservazione di testimonianze e reperti delle civiltà “primitive”, l’intento è di sottolineare il rigore scientifico che caratterizza i criteri organizzativi propri del popolo colonizzatore, esaltare attraverso l’architettura dell’edificio l’ordine razionale ritornato in auge nella cultura occidentale e abbellire di decorazioni le pareti con temi esotici, affidati però ad artisti accademici. Occorrerà il fondamentale contributo a livello degli studi antropologici di LEVI-STRAUSS, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, per rilevare l’infondatezza del pensiero eurocentrico e dare l’avvio a uno scambio paritario tra le diverse culture. Eroe in tal senso – ho voluto mostrare - si profila l’artista tedesco JOSEPH BEUYS che inaugura un’arte legata all’impiego del corpo e alle pratiche processuali, emula della ritualità e dei contenuti magici presenti spesso nelle manifestazioni tribali, assumendo sostanzialmente il ruolo dello sciamano. Altra personalità di spicco alla ricerca di un comune denominatore culturale, ovvero di luoghi e temi topici in cui ogni civiltà, almeno nelle sue forme popolari, possa riconoscersi, è da individuare in MARIO MERZ, massimo rappresentante dell’artepovera, movimento artistico italiano e internazionale manifestatosi soprattutto in occasione della “rivoluzione” del ’68. Significativa mi sembra perciò la presenza di Merz, sorta di padre tutelare, alla grande rassegna tenutasi nel 1989 al Centre Pompidou di Parigi, intitolata Magiciens de la terre, che raccoglieva opere di cento artisti appartenenti a tutti i continenti e culture, presentati senza divisioni gerarchiche. La selezione effettuata da Jean Hubert Martin e dai suoi collaboratori mirava a mostrare come gli artisti di spicco nel panorama della cultura occidentale contemporanea si muovessero nella direzione di un avvicinamento sempre maggiore ai modelli della produzione e concezione artistica propria dei popoli “primitivi”, lontani dal “progresso” consumistico. Ho voluto concludere infine dedicando un adeguato spazio a MICHELANGELO PISTOLETTO, altro “poverista”, che, partendo dalle esperienze del ’68, approda alle creazioni “democratiche” di inizio Duemila, ossia alle Mense delle culture, installazioni in cui i popoli che si affacciano su uno stesso mare “siedono” con uguali diritti alla stessa tavola.

AGOSTINO DE PRETIS

Si è specializzato, sin dai tempi degli studi universitari, in storia dell’arte contemporanea, laureandosi presso l’Università di Bologna (DAMS) con una tesi sul “Fotomontaggio in Italia negli anni ‘30” (relatore il poeta visivo e critico del “gruppo ‘63” Lamberto Pignotti). Ha nel frattempo insegnato Disegno e Storia dell’Arte nei licei scientifici e svolto un’attività esplorativa e divulgativa, relativamente ai diversi fenomeni e temi della ricerca artistica del XX secolo, partecipando sistematicamente, in veste di curatore dell’ambito arti visive, al più che decennale corso di “Lezioni sul Novecento” organizzato dal Liceo “Tassoni” di Modena. Uno dei  suoi contributi più significativi in tale attività riguarda il modenese Enrico Prampolini, contributo che, sfociato in una pubblicazione a cura dell’Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena  in occasione del 50° della morte dell’artista, Gabriella Belli, già direttrice del MART di Rovereto (sede dell’Archivio Storico del Futurismo), ha incluso tra gli studi sull’artista conservati in tale archivio (“Enrico Prampolini e l’astrattismo europeo tra le due guerre mondiali”).

In tempi più recenti, dopo essersi insediato in cattedra, per l’insegnamento esclusivo di Storia dell’Arte, al Liceo Classico “Muratori-San Carlo” di Modena, ha condotto studi sulla presenza del classico nella civiltà artistica novecentesca, indagando l’uso della sezione aurea nella pittura astratta di Mauro Reggiani e presentando/pubblicando gli esiti di tali ricerche presso l’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena e il Centro Studi Storici Nonantolani (“Mauro Reggiani e l’armonia classica nell’astrattismo novecentesco”, 2011). A seguire: “La presenza di De Chirico nell’architettura di Aldo Rossi” (conferenza dell’ottobre 2012 all’Accademia modenese e relativa pubblicazione); “Artisti al servizio di D’Annunzio e caricaturisti, al tempo dell’esilio francese del vate” (conferenza  del 2013 presso l’Accademia modenese e relativa pubblicazione dell’anno successivo); “Filippo De Pisis e l’Antico”, conferenza presso l’Accademia del 2014 e pubblicazione dell’anno successivo; “Tra Enrico Prampolini e Alberto Burri: mutuazioni ed equivalenze”, conferenza del marzo 2015 (N.B: le pubblicazioni suaccennate sono entrate a far parte della Biblioteca della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e, localmente, della Biblioteca Civica Poletti di Storia dell’Arte di Modena).

 

MauriziaCamurani

PERSONAGGI

ADELE WOENA UNA PROMOTRICE CULTURALE NELLA MODENA DELL’’800 - 11 MARZO 2021

Adele Woena appartiene alla folta schiera di donne che nell’ Ottocento con ardore e passione si sono impegnate a diffondere con le armi della scrittura nuovi modelli di pensiero, quale l’emancipazione femminile, auspicando di superare la vergognosa arretratezza italiana che a quel tempo le teneva in una condizione intellettuale, sociale subalterna.

Molte di queste sono state dimenticate, eppure è bene ricordarle perché ciò che le donne oggi sono, è stato anche grazie al loro credo che voleva  promuovere la formazione di una donna nuova, educata ed istruita nella scuola pubblica con un percorso simile a quello degli uomini, e garantire una parità intellettuale fra entrambi i sessi pur nel rispetto della diversità di diritti e doveri.

La storia di Adele che a Modena fondò e diresse dal 1872 al 1883 una rivista mensile «L’Aurora periodico di Istruzione e di Educazione. Libera palestra per le giovani», ci svela questo suo sentire e la funzione che ebbe il giornalismo femminile nella promozione culturale.

 

Elena Rinaldi

ROBOT E INTELLIGENZA ARTIFICIALE - DAL 18 MARZO ALL'1 APRILE

Il romanziere Isaac Asimov è uno dei più grandi creatori di mondi fantascientifici che consentono di approfondire sulla tecnologia, sul suo passato e sul suo sviluppo.

Cosa sono gli oggetti futuristici ideati da Asimov e quali leggi vengono imposte per il loro controllo?

Durante gli incontri si ripercorre la nascita della robotica, i limiti e le potenzialità attuali e le prospettive future, con gli occhi della scienza e con l'immaginazione della fantascienza.

ELENA RINALDI

docente di matematica collabora per la Lettura del Corriere della Sera. E' autrice del libro "Einstein&Associati" (Hoepli 2017) e "Facciamo che eravamo matematici" (ScienzaExpress 2019). Divulgatrice scientifica, da anni tiene laboratori e conferenze in Italia e all'estero.

 

Giovanni Taurasi - Storia contemporanea

STORIE DALLE PRIGIONI E DALL’ESILIO NEL CROGIOLO DELLA STORIA - DAL 15 APRILE AL 13 MAGGIO 2021

Il ciclo di incontri si snoda lungo un percorso storico che intreccia aspetti politici e sentimentali di figure note e meno note che hanno vissuto la loro gioventù nella prima metà del Novecento. Le ricostruzioni si basano sulle ricerche effettuate da Giovanni Taurasi presso l’Archivio centrale dello stato di Roma e che lo hanno condotto alla realizzazione di libri e mostre sulla storia della cultura tra le due guerre, nonché al suo ultimo volume: “Le nostre prigioni. Storie di dissidenti nelle carceri fasciste”, Roma, Edizioni ANPPIA 2019.

Lo studioso ha consultato in particolare i fascicoli dei detenuti politici e confinati nel corso degli anni Venti e Trenta e ricostruito le storie dei perseguitati attraverso lo scambio epistolare tra i reclusi e i loro cari e i documenti della polizia politica. I documenti vengono letti da attori e attrici: in questo modo le figure stesse del passato prendono vita e ci riconsegnano storie sconosciute.

Riemergono vicende ignote che intrecciano aspetti politici e sentimentali, come il lungo fidanzamento ‘separato’ dal carcere tra Pertini e Matilde Ferrari, il triangolo sentimentale che intrecciò le vite di Tina Pizzardo, Altiero Spinelli e Cesare Pavese, follemente innamorato e non corrisposto pienamente dalla Pizzardo; la tragica storia dei due comunisti Anita Pusterla e Natale Premoli, perseguitati prima da Mussolini e poi da Stalin: separati in galera dal fascismo dal quale vennero condannati entrambi, fuggirono assieme in Russia dopo il carcere, dove ebbero una figlia Ninel, per finire separati definitivamente dalle purghe staliniane .

A queste storie si aggiunge quella di Lionello Venturi di cui Taurasi ha curato nel 2006 la mostra storico documentaria e il relativo catalogo “Lionello Venturi intellettuale antifascista”. Fra i principali studiosi d’arte del Novecento, Venturi, di natali modenesi, è stato considerato prevalentemente come storico dell’arte e della critica, mentre l’aspetto politico della sua vita è sempre stato considerato marginale In questa sede l’attenzione viene riposta invece sul suo impegno civile. Venturi è stato uno dei pochi docenti universitari che rifiutarono orgogliosamente di giurare fedeltà al fascismo nel 1931. Pagò questa scelta con l’interruzione dell’attività accademica e fu costretto a proseguire la sua attività professionale all’estero. Infine, il percorso si conclude con un incontro sulla cultura modenese nel ventennio tra le due guerre, che Taurasi ha ricostruito nel suo libro “Intellettuali in viaggio. Università e ambienti culturali a Modena dal Fascismo alla Resistenza (1919-1945)”, Milano, Unicopli 2009

GIOVANNI TAURASI

(Carpi, 1971), laureato nel 1997 in Storia contemporanea a Bologna con una tesi su cattolici e comunisti nel secondo dopoguerra, ha conseguito nel 2002 il titolo di dottore di ricerca presso l’Università di Pavia.

Ha conseguito inoltre una borsa per un Assegno di Ricerca annuale presso l’Università di Modena e Reggio Emilia sugli ambienti culturali e accademici dagli anni Venti alla Seconda Guerra Mondiale nel modenese e sull’atteggiamento degli intellettuali durante il fascismo.

Ha collaborato a lungo con l’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea di Modena e condotto per alcuni anni presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Modena e Reggio Emilia un seminario sul terrorismo in Italia negli anni Settanta attraverso l’uso di strumenti audiovisivi.

Ha pubblicato sei monografie, curato (da solo o con altri studiosi) volumi, mostre e allestimenti museali sulla storia del Novecento e pubblicato una ventina di saggi e articoli su riviste scientifiche e annali di storia contemporanea.

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Recensioni

Bellissima struttura e un staff fastastico fatto di persone speciali 

Marco Battagion

Un luogo dove lo stress rimane fuori dalla porta!! Complimenti a tutto lo staff!!

Milva Petrillo

Una struttura veramente elegante, ristorante bellissimo, pizza ottima. Ci tornerò sicuramente. Location 10 e lode. Complimenti

Cinzia Ruscelli

Ottimo sotto tutti i punti di vista è da anni che lo frequento e non sono mai rimasta delusa

Angy Mark

È la mia isola felice, dove con tutta la famiglia ci si rifugia per intere giornate.

Nino Squatrito

Un grande club con piscine campi da tennis e da calcio e campi da golf oltre ad avere un ottimo ristorante con ampi parcheggi vicinissimo al centro di Carpi e servito anche da autobus. Per me uno DRI migliori clubs nella provincia di Modena e non solo.

Villiam Bianchi

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